
La concezione della morte tra Halloween e 2 Novembre
immagini da funerali ashanti getilmente concesse da Continent Explorer
Parlare della morte è considerato osceno, lo so, o quanto meno di pessimo gusto. La morte va rimossa o addomesticata. Si può parlare di “ fine vita”, “ eutanasia” o dolce morte e questo ci consola e almeno un po’ ci rassicura perché diventa un argomento di scontro politico e perché in qualche modo ci sembra di mantenere il controllo su un qualcosa che nella sua terribilità è inimmaginabile, osceno, appunto cioè secondo l’etimologia latina, infausto, turpe. Così l’addomestichiamo importando Halloween, la festa made in USA fatta di scherzetti e dolcetti, zucche e maschere horror che non fanno paura a nessuno.

Nella cultura tradizionale africana, invece, la morte è estremamente presente, ma non comporta il carico di angoscia che ha per noi, perché è vista come un semplice passaggio dal mondo visibile al mondo invisibile, dal mondo degli umani al mondo degli Spiriti dove ciò che cambia è solo il livello energetico. Tutto ciò che esiste è Energia che, una volta emanata dalla Divinità Creatrice non perisce ma perennemente si trasforma. Ecco quindi che mondo materiale e mondo spirituale sono contigui e continuo è il passaggio da un mondo all’altro in un processo infinito di nascita, morte e rinascita che coinvolge tutto il creato. Coloro che abitano il mondo invisibile partecipano attivamente alla vita del mondo visibile, proteggono la comunità nella quale restano solidamente collocati sia pure con un ruolo diverso, consigliano, aiutano. Sono gli Antenati, il più importante caposaldo della cultura africana, quello che ancora resiste alla modernizzazione e ai cambiamenti.
Per questo i funerali in Africa sono la festa più importante, più solenne e più gioiosa nella vita di un individuo, uomo o donna che sia. Certo qui parliamo della morte degli anziani, non di quella prematura di giovani o bambini. Ma anche in quest’ ultimo caso la morte, sia pure carica di dolore, viene accettata come parte integrante della vita. Ciò che in ogni caso rende accettabile un evento che noi rifiutiamo anche di nominare, è la certezza tutta laica che nessuno muore finchè viene ricordato. Il nostro fare memoria rende vive le persone che abbiamo amato. Un proverbio swahili dice: “ Non esiste distanza che non abbia fine”. Così finchè noi ricordiamo, coloro che sono vissuti nella giustizia, nell’ affetto, nella generosità non muoiono. Fare memoria degli Antenati è un dovere primario per la comunità e per i singoli.

Quando si riceve una bevanda perché si è ospiti, prima di bere si versa un po’ della bevanda per terra, il luogo dove simbolicamente essi risiedono. In ogni casa c’è un angolo con le statuette che rappresentano gli Antenati e le Antenate e là si fanno offerte di cibo o bevande alcoliche o frizzanti, persino sigarette se chi è morto fumava. In Ghana, presso il popolo Ashanti si dipinge di nero lo sgabello su cui sedeva e lo si colloca nella stanza degli sgabelli, vero e proprio tempietto dei Lari domestici, nel quale si entra in condizioni di purezza.
In Benin e in Nigeria, quando uno o entrambi i gemelli muoiono alla nascita, si fanno delle statuette di legno che li rappresentano. La statuetta viene lavata e nutrita come un bambino vero e accompagna la famiglia nelle feste ma anche nel lavoro quotidiano. La morte non è rimossa, è celebrata perché solo la ritualizzazione, cioè la sua rappresentazione collettiva la rende accettabile. Sapere che “chi ha fatto il passaggio” vive in mezzo a noi oltre che attraverso di noi, attraverso i nostri gesti per cui la vita non ha termine ma passa da una generazione all’altra in una sorta di passaggio del testimone, crea una solidarietà tra vivi e morti che ci rende non solo sereni ma anche responsabili verso le generazioni future. Un proverbio dice: “ Gli Antenati ci portano sulle loro spalle”, Chiunque di noi è stato sulle spalle del papà sa che non esiste posto in cui sentirsi più al sicuro. Ed è questa sensazione di protezione che accompagna l’ Africano in tutta la sua vita per cui non si sente mai solo, mai abbandonato. Come dice il poeta senegalese Birago Djop: “… I morti non sono morti, essi sono nel fuoco che muore, essi sono nelle rocce che gemono, essi sono nelle foreste, sono nella casa, i morti non sono morti”.
Questi contenitori di forma strana sono le “bare fantasia”: hanno la forma di aereo o animale o qualsiasi cosa l’acquirente desideri. Le comprano persone ricche x soddisfare un desiderio mai realizzato come viaggiare in aereo o per rappresentare il loro lavoro (allevatore di polli, autista, pescatore ecc…). Una di queste bare è stata acquistata da un museo di arte moderna a New York.